Friday, February 2, 2007
io ce e la lapide (ot)
Post di Fabrizio Venerandi sul newsgroup it.comp.macintosh
Main topics: OT
Author: Fabrizio Venerandi
In auto guardo fuori dal finestrino e leggo le scritte NO ALLA TAR e dalla
radio david bowie dice qualcosa riguardo a un uomo di stelle, david bowie è
giovane. Mio figlio niccolò -dietro- guarda fuori del finestrino senza vedere
niente, è notte, niccolò ha imparato a fare i labirinti sui fogli, anche per
questo lo amo, si mette a disegnare complicatissimi simboli intricati che lui
dice essere dei labirinti da cui dovrei uscire, mio figlio ha i capelli corti
come sting, secondo me somiglia un po’ a sting e un po’ a cecilia, ma cecilia
mi ha assicurato che sting non c’entra.
In auto c’è anche odore di piscio, cecilia ha deciso che il mio secondogenito
simone deve stare senza pannolino, il problema è che simone non lo ha deciso e
quindi continua a pisciarsi addosso. La mia amabile consorte dice comunque che
-anche se simone si piscia addosso- non lo cambia così il pargoletto sentirà
il fastidio della piscia e non si piscerà più addosso. Purtroppo anche in
questo caso il lungimirante disegno materno e l’asfittico disegno filiale
collimano assai parzialmente e pare che simone non disdegni affatto il proprio
acido afrore interno, mio figlio simone assomiglia un po’ a david bowie e un
po’ a quello che in arancia meccanica gli fanno sentire la nona sinfonia di
beethoven. Anche come carattere. Uno dei giochi preferiti di simone è fare
giro giro tondo da solo.
Cecilia sta guidando, ha una sciarpa bianca, i capelli impazziti elettrici,
ogni tanto fa degli scatti con la testa.
Quando siamo a circa metà strada da dietro niccolò chiede ma cosa succede dopo
che siamo morti.
Silenzio.
Io guardo cecilia, cecilia guarda me poi sospira e dice che niente, la nostra
anima lascia il corpo e il corpo poco a poco torna ad essere terra.
“In che senso torna ad essere terra?”
“Nel senso che diventa freddo, non parla e non si muove più, non sente più
niente, lo mettono sotto terra e poco a poco marcisce e torna a essere terra”
Io deglutisco e si sente il rumore. Da dietro nessuna domanda e io dico
“niccolò?”. Silenzio. Ripeto “niccolò?” ancora silenzio, sto per girarmi
quando vedo mio figlio che si è sganciato la cintura, sta piangendo come non
mai e si butta fra di noi nei sedili davanti urlando non voglio morire, non
voglio morire, non voglio morire e nel farlo dà alcuni calci al volante che
paradossalmente non lo aiuterebbero molto nel suo nobile scopo di
salvaguardare la razza veneranda sulla terra.
La mia compagna freccia, sterza, accosta e poi ci mettiamo a consolare niccolò
che mica devi morire adesso, che c’è tempo, che è una cosa naturale, che fa
parte del grande ciclo della vita, che lo dice anche il re leone.
Simone da dietro ci fissa con gli occhi sbarrati.
Il giorno dopo sono in cucina con la mia prole che asuo modo sta disegnando su
di un foglio, una scena familiare da mulino bianco tranne me che sono con il
powerbook che cerco di farmi quel poco di cazzi propri che sono concessi ad un
padre di due figli, quindi molto pochi, quando niccolò mi mostra il suo
disegno che sono varie persone che sorridono e mi chiede se possiamo
aggiungere una scritta e appenderlo, che lui la scritta non la sa ancora fare.
"Va bene" faccio io accarezzandogli la testa e guardo le persone che sorridono
che niccolò ha disegnato. "E quale scritta vuoi aggiungere?" gli chiedo con
voce paterna.
"Bastardo l'hai ammazzato"
"Bas..."
"Bastardo l'hai ammazzato, lo scrivi così poi posso appenderlo in camera"
Io resto in silenzio con un espressione che spero che sia la più enigmatica
possibile, inspiro ed espiro alcune volte dove per alcune intendo un valore
maggiore di sei, e poi dico solo un attimo che cerco mamma.
Cecilia è seduta in sala con l’ibook sulle gambe, da quando ha smesso di
fumare segue un numero spropositato di newsgroup e ogni tanto la vedo che
parla da sola e muove le mani nell’aria, temo che fra non molto debba
iscriverla al newsgruppiani anonimi, quelli che ogni tre minuti guardano i
newsgroup perché stanno discutendo e nella loro vita pensano alle discussioni
che stanno facendo con gente che non hanno mai visto e non vedranno mai, si
incazzano scrivono messaggi lunghissimi con ragionamenti complessissimi,
stando davanti al computer intere ore di seguito e poi hanno la scimmia di
andare a vedere di controllare se qualcuno ha risposto eccetera.
“Ce -dico- ho un problema educativo con niccolò” inizio dicendo che parla
sempre di morte e di gente ammazzata ma prima che io possa continuare cecilia
dice che l’ha risolto, che ha comprato un libro.
“Uh. Un manuale di puericultura?”
“No” fa lei e tira fuori un libro per bambini, e ci sono due bambini disegnati
sotto un temporale con le foglie che cadono e il titolo LA MORTE RACCONTATA AI
BAMBINI.
“Cazzo” dico io e cecilia dice che questo libro dovrebbe risolvere tutti i
problemi di niccolò. “Cazzo” ripeto prendendo il libro in mano e lo apro e
dentro vedo che ci sono dei santi, dio, cose del genere. “Ehi, ma è un libro
cattolico!” protesto. “Non ci sono i morti veri”.
Cecilia annuisce. “Prima sono andata da feltrinelli e ho cercato lì, ma pare
che per i non-cattolici non sia molto piacevole parlare della morte ai
bambini, non c’era manco un libro che parlasse della morte per bambini. Poi
sono andato alle paoline dove ho trovato questo”
“Per i cattolici è più facile” ammetto. Hanno gli angioletti, le nuovolette,
il padre buono con la barba, l’eden, i fiumi di cioccolato, morire in fondo è
una specie di matrix. Per un laico no, spiegare la morte significa in pratica
dire a tuo figlio che non solo lo hai partorito, che già non è detto che sia
una buona idea, ma lo hai partorito anche fallato e che in pratica è malato di
una malattia fatale a medio-lungo termine.
“Beh, accontentiamoci” dice cecilia e in quel momento mi chiama niccolò e io
prendo il libro LA MORTE RACCONTATA AI BAMBINI e vado in cucina.
“Guarda papà ho fatto un labirinto!” mi dice il primogenito appena entro.
“Bihinto” ripete meccanicamente simone che non capisce un cazzo, ma ha preso
a fare come il gatto di pinocchio e ripete l’ultima cosa detta da niccolò.
“Oh bene” dico e mi siedo e niccolò mi mette il foglio davanti e mi dice tu
sei qua, e indica un punto verde dentro un contortissimo regno di ragnatele
nere. “Uà” ripete il gatto.
“Bene. E da dove esco?” faccio io prendendo la penna in mano per fare il
percorso.
“No, papà. Non c’è uscita. Sei chiuso nel labirinto per sempre”
“Empre” dice il gatto e io fisso negli occhi i miei figli che adesso sorridono
diabolici e rimango con il libro LA MORTE RACCONTATA AI BAMBINI inchiodato
sulle gambe come una lapide.
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quando mi vide da lunge salutommi
sfibiossi il petto e le poppe mostrommi