Fabrizio De André, 1973

Verranno a chiederti del nostro amore

Quando in anticipo sul tuo stupore
verranno a chiederti del nostro amore
a quella gente consumata nel farsi dar retta
un amore così lungo tu non darglielo in fretta.

Non spalancare le labbra ad un ingorgo di parole
le tue labbra così frenate nelle fantasie dell’amore
dopo l’amore così sicure da rifugiarsi nei sempre, nell’ipocrisia dei mai
Non sono riuscito a cambiarti, non mi hai cambiato lo sai.

E dietro ai microfoni porteranno uno specchio
per farti più bella e pensarmi già vecchio
tu regalagli un trucco che con me non portavi
e loro si stupiranno che tu non mi bastavi.

Digli pure che il potere io l’ho scagliato dalle mani
dove l’amore non era adulto, e ti lasciavo graffi sui seni
per ritornare dopo l’amore alle carenze dell’amore era facile ormai
non sei riuscita a cambiarmi, non ti ho cambiata lo sai.

Digli che i tuoi occhi me li hai ridati sempre
come fiori regalati a maggio e restituiti in novembre
i tuoi occhi come vuoti a rendere per chi ti ha dato lavoro
i tuoi occhi assunti da tre anni, i tuoi occhi per loro.

ormai buoni per setacciare spiagge con la scusa del corallo
o per buttarsi in un cinema con una pietra al collo
e troppo stanchi per non vergognarsi di confessarlo nei miei, proprio identici ai tuoi
sono riusciti a cambiarci, ci son riusciti lo sai.

Ma senza che gli altri non ne sappiano niente
dirmi senza un programma dimmi come ci si sente
continuerai ad ammirarti tanto da volerti portare al dito
farai l’amore per amore o per avercelo garantito?

Andrai a vivere con Alice che si fa il whisky distillando fiori
o con un Casanova che ti promette di presentarti ai genitori
o resterai più semplicemente dove un attimo vale un altro, senza chiederti come mai
continuerai a farti scegliere, o finalmente sceglierai?

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