Fabrizio De André, 1981

Se ti tagliassero a pezzetti

Se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio, di Dio il sorriso.

Ti ho trovata lungo il fiume che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d’amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto dammi quello che vuoi, io quel che posso.

Rosa gialla, rosa di rame, mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte, sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra, io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno.

Persa per molto persa per poco, presa sul serio presa per gioco
non c’è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera.

E adesso aspetterò domani per avere nostalgia
signora libertà, signorina fantasia
così preziosa come il vino, così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza.

T’ho incrociata alla stazione che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano, e nell’altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino.

Ma se ti tagliassero a pezzetti il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna, la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio, di Dio il sorriso.

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