Fabrizio De André, 1970

Un matto (dietro ogni scemo c’è un villaggio)

Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole
E la luce del giorno si divide la piazza
tra un villaggio che ride e te, lo scemo che passa
E neppure la notte ti lascia da solo
gli altri sognan se stessi e tu sogni di loro

E se anche tu andresti a cercare
le parole sicure per farti ascoltare
per stupire mezz’ora basta un libro di storia
io cercai di imparare la Treccani a memoria
E dopo maiale, Majakowsky, malfatto
continuarono gli altri fino a leggermi matto.

E senza sapere a chi dovessi la vita
in un manicomio io l’ho restituita
qui sulla collina dormo malvolentieri
eppure c’è luce ormai nei miei pensieri
qui nella penombra ora invento parole
ma rimpiango una luce, la luce del sole

Le mie ossa regalano ancora alla vita
le regalano ancora erba fiorita
Ma la vita è rimasta nelle voci in sordina
di chi ha perso lo scemo e lo piange in collina
di chi ancora bisbiglia con la stessa ironia
“Una morte pietosa lo strappò alla pazzia”.

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