Fabrizio De André, 1970

Un giudice

Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura
ve lo rivelan gli occhi e le battute della gente
o la curiosità di una ragazza irriverente
che vi avvicina solo per un suo dubbio impertinente
vuole scoprir se è vero quel che si dice intorno ai nani
che siano i più forniti della virtù meno apparente,
fra tutte le virtù la più indecente.

Passano gli anni, i mesi, e se li conti anche i minuti
è triste trovarsi adulti senza essere cresciuti
la maldicenza insiste batte la lingua sul tamburo
fino a dire che un nano è una carogna di sicuro
perché ha il cuore troppo, troppo vicino al buco del culo.

Fu nelle notti insonni vegliate al lume del rancore
che preparai gli esami, diventai procuratore
per imboccar la strada che dalle panche d’una cattedrale
porta alla sacrestia, quindi alla cattedra d’un tribunale
giudice finalmente, arbitro in terra del bene e del male.

E allora la mia statura non dispensò più buonumore
a chi alla sbarra in piedi mi diceva "Vostro Onore"
e di affidarli al boia fu un piacere del tutto mio
prima di genuflettermi nell’ora dell’addio
non conoscendo affatto la statura di Dio.

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