Fabrizio De André, 1970

Un blasfemo (dietro ogni blasfemo c’è un giardino incantato)

Mai più mi chinai e nemmeno su un fiore
più non arrossii nel rubare l’amore
dal momento che Inverno mi convinse che Dio
non sarebbe arrossito rubandomi il mio.

Mi arrestarono un giorno per le donne ed il vino
non avevano leggi per punire un blasfemo
non mi uccise la morte, ma due guardie bigotte
mi cercarono l’anima a forza di botte.

Perché dissi che Dio imbrogliò il primo uomo
lo costrinse a viaggiare una vita da scemo
nel giardino incantato lo costrinse a sognare
a ignorare che al mondo c’è il bene e c’è il male.

Quando vide che l’uomo allungava le dita
a rubargli il mistero di una mela proibita
per paura che ormai non avesse padroni
lo fermò con la morte, inventò le stagioni.

mi cercarono l’anima a forza di botte.

E se furon due guardie a fermarmi la vita
è proprio qui sulla terra la mela proibita
e non Dio, ma qualcuno che per noi l’ha inventato
ci costringe a sognare in un giardino incantato

ci costringe a sognare in un giardino incantato.

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